La Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria di Cagliari

La Sala Settecentesca, denominata in origine Sala Grande, fu progettata dall’architetto militare piemontese Giacinto Marciotti. Lunga circa venti metri, larga otto e alta sette metri e cinquanta, presenta ampie finestre che guardano il porto. Il duplice ordine di scaffalature, laccate in color avorio con fregi dorati, occupa interamente le pareti a destra e a sinistra della sala, mentre un ballatoio, al quale si accede attraverso una ripida scala nascosta da una piccola porta, posta a destra dell’ingresso, si snoda nei quattro lati della sala. Le scaffalature furono realizzate dall’artigiano cagliaritano Angelo Cardu, in un primo tempo tinteggiate di rosso scuro e successivamente di un colore simile a quello attuale, che conferiva maggiore luminosità all’ambiente. La volta era provvista di una controsoffittatura decorata con le armi della dinastia sabauda. Il pavimento originario era in ardesia.
La sala, dotata di un primo regolamento nel 1785 sotto Vittorio Amedeo III, (come ricorda la targa posta sopra l’ingresso), fu aperta al pubblico nel 1792. Fu insieme luogo destinato alla conservazione dei libri e sala di lettura.
Nel corso degli anni furono apportate delle modifiche: la controsoffittatura originaria venne sostituita dai lucernai; successivamente alla struttura lignea fu fissata una tela decorata con motivi floreali e infine, in tempi più recenti, si adottò una controsoffittatura decorata in oro, dalla quale pendevano dei grandi lampadari di vetro di Murano. Nel corso degli anni anche l’antico pavimento d’ardesia fu sostituito da uno di quadrati di marmo nero inframmezzati da tozzetti bianchi, successivamente smantellato e coperto da moquette.
Alla fine degli anni Novanta un progetto di restauro la riportò agli antichi splendori: furono ripristinati i lucernai e il pavimento di marmo. La sala venne riaperta al pubblico nel 1999-2000 e da quel momento, fino ad oggi, ha assunto il ruolo di sala di rappresentanza, dove si svolgono manifestazioni culturali di varia natura.
Nella sala sono presenti alcune sculture: davanti alle finestre il busto ottocentesco raffigurante lo storico Giuseppe Manno, opera dello scultore algherese Moccia; a destra dell’ingresso il busto del pittore e incisore Felice Melis Marini, realizzato nel XX secolo da Anna Cabras Brundo. Arricchisce la sala un globo tardo ottocentesco del geografo torinese Cora e un torchio per la stampa delle incisioni appartenuto all’artista cagliaritana Anna Marongiu Pernis, scomparsa in giovane età nel 1941.
Attualmente sono custoditi nella sala 11.800 volumi: si tratta in massima parte di edizioni a stampa del Seicento e del Settecento e di un numero più ridotto di libri stampati dal 1801 al 1830, provenienti dall’incameramento dei beni appartenuti alle congregazioni religiose soppresse nell’Ottocento.
Sono principalmente libri di teologia, filosofia, diritto, ma anche di argomento scientifico, storia, geografia, letteratura. I testi sono la maggior parte in latino e spagnolo, e in misura marginale, in italiano e, per la produzione scientifica, in francese.



